Pantografo precedente |
Con la nascita di un particolare tipo di locomotive, si cambiò
momentaneamente la struttura poiché possedevano sul tetto dei reostati che ne occupavano
una porzione notevole. Si utilizzò perciò il pantografo monobraccio Faiveley, dotato di archetto studiato per ricevere una spinta aerodinamica verso il
filo di contatto
Monobraccio di Faiveley |
Vennero poi sostituiti
con il modello precedente. Questo perché si riuscirono a creare reostati in
ghisa, decisamente più piccoli.
Nel 1988, i primi "Pendolino", elettrotreni dalle alte prestazioni velocistiche, rischiesero un’ulteriore modifica: venne aggiunto un ammortizzatore che, frenando i movimenti del quadro, facesse lavorare di piu' la sospensione dell'archetto. Per diminuire l'eccessivo consumo degli striscianti riscontrato alle massime velocita' si ritorno' all’utilizzo rame-acciaio.
Elettrotreno "Pendolino" |
Si arriva ai giorni nostri quando Adtranz , ora Bombardier, progetto' per le Ferrovie dello Stato italiano un locomotore che potesse
operare anche in Austria e in Germania ad alta tensione. Non essendoci un
pantografo omologato, usò pantografi Schunk che utilizzano
striscianti in rame o in carbone.
Esempio di pantografo "Schunk. |
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